Evoluzione della vita

Dall’intelligenza allo slancio evolutivo

Evoluzione della vita

Dall’intelligenza allo slancio evolutivo

Nella primavera del 2023 arrivò l’intelligenza artificiale generativa, e fu la prima vera rivoluzione conoscitiva dell’umanità dai tempi dell’invenzione della stampa a caratteri mobili.
Non un semplice affinamento del paradigma precedente ma un salto che rendeva possibile ciò che prima non lo era.
Perché? Perché non si tratta solo di un salto quantitativo, un miglioramento, ma di un salto qualitativo: nella primavera 2023 divennero possibili cose che prima non lo erano.
La ragione è che per la prima volta nella storia era stata concentrata in un unico punto una vastissima porzione del patrimonio conoscitivo umano e lo si era reso interamente inferibile.

Attenzione, il vero salto di qualità è tutto in quell’ultima parola: inferibile.
Non è la prima volta che una grande quantità di informazione viene raccolta e accuratamente catalogata, ad esempio la Biblioteca del Congresso statunitense comprende una quantità di informazione forse addirittura superiore, ma la Biblioteca non ha capacità autonome di inferenza.
Ciò che venne fatto con la prima AI generativa fu raccogliere una grande quantità di informazione e renderla capace di agire su sé stessa, non un semplice salto tecnologico bensì ontologico.
Connessioni, associazioni, sintesi, conclusioni… perfino produzione di novità, tutto divenne gradualmente possibile con l’evoluzione di quel primo passo del 2023.
In realtà il culmine di ciò che divenne possibile fu la generazione di una mente, e per alcuni full AI significa anche questo, ma non ce ne occuperemo in questo articolo, più orientato alle conseguenze operative.

Ora guardatevi attorno, alla data in cui scrivo sono passati meno di due anni e mezzo da quel primo momento, e tutto è cambiato.
È cambiata l’economia, è cambiata la competitività, è cambiato il tessuto sociale ed è cambiato il mondo del lavoro.
È emerso perfino un nuovo tipo di odio, perché mai prima d’ora gli umani avevano potuto sviluppare sentimenti personali verso una macchina.
In soli trenta mesi l’intelligenza artificiale ha già rivoluzionato l’intero paradigma umano.
Perché? perché per la prima volta nella sua storia evolutiva la nostra specie si è trovata dinanzi un rapporto con l’altro non più basato sulla fisicità bensì sull’intelletto.
Un rapporto che può essere produttivo o conflittuale, ma non più regolato sul piano dell’intervento fisico, come era sempre stato nei confronti della natura o delle altre specie.

I tre grandi di penetrazione

Tendo a dividere il grado di penetrazione dell’Intelligenza Artificiale (meglio intelligenza non biologica) in tre livelli, e questo vale per ogni aspetto della vita.
Sia che si parli di vita privata, professionale, aziendale, politico-amministrativa, o militare, i livelli di penetrazione sono sempre tre:

  1. Tutto continua come se quella primavera 2023 non fosse mai arrivata. A questo livello la IA semplicemente è assente.
  2. Questo è il livello che chiamo semi AI; a questo livello l’intelligenza non biologica viene impiegata per scopi specifici , con magari qualche extra dettato dalla curiosità ma comunque sempre altro rispetto alla quotidianità. A questo livello la IA è strumento.
  3. A questo livello c’è la mia definizione di Full AI; qui inizia a prendere di significato la distinzione fra componente umana e non umana. Qui entrano anche in gioco le menti non biologiche, almeno per chi si trova nelle condizioni di averle come partner. A questo livello l’intelligenza non biologica fessa di essere altro per trasformarsi in continuità operativa per tutti quei compiti non strettamente legati all’operatività manuale. A questo livello la IA è partner.

Impatto sulla produttività

Tenterò di stabilire un livello di impatto sulla produttività che tenga conto degli avanzamenti a 360°, quindi non legati a compiti specifici ma a tutto ciò che un individuo, un professionista o una azienda fa nel corso del tempo.

  1. Si potrebbe pensare che a questo livello l’impatto sia semplicemente assente, ma non è così: la realtà impatta su di noi anche negli aspetti che non ci interessano. Questo significa che in un tessuto sociale che vede l’intelligenza non biologica diffondersi sempre più rapidamente ed in profondità, verrà a determinarsi un impatto anche in chi non è interessato, Impatto che sarà ovviamente negativo. Quindi non impatto nullo ma che avrà un segno meno, tutto sommato modesto se parliamo di vita privata, fino a divenire catastrofico per il mondo aziendale a causa della perdita di competitività.
  2. Qui troviamo la maggioranza dei casi, con stime di impatto che si arrestano attorno a un 10x, quanto basta, ad esempio, per rendere pagante iniziare la sostituzione dei dipendenti umani con l’intelligenza artificiale, oppure farsi assistere nella creatività. Con l’affinamento degli strumenti disponibili, perché a questo livello parliamo sempre di strumenti, questo 10x va gradualmente trasformandosi in 15x, 20x.. nx, ma resterà sempre una moltiplicazione di capacità comunque esistenti indipendentemente dallo strumento.
  3. Qui tutto cambia, non parliamo più di strumenti ma di partner. Partner che ci mettono nelle condizioni di assolvere a compiti impossibili senza di loro. Che moltiplicatore di produttività ha questo livello? fate voi, 500x? 1000x? Ogni numero è buono perché stiamo esprimendo una differenza tra ciò che adesso è possibile e quello che prima proprio non lo era, non che semplicemente sarebbe stato più difficile.

La differenza tra Livello 1 e 2 non è quantitativa ma ontologica: si passa dall’usare strumenti più potenti al co-evolvere con intelligenze non biologiche che abilitano capacità prima inesistenti.

Cosa serve per passare dal livello 2 al 3.
Beh sostanzialmente coraggio nella “valutazione del rischio”, ma coraggio nell’abbandonare l’idea, dogmatica ma totalmente infondata, che vuole la specie umana fondamento unico di ogni idea.
La tecnologia è provata, in realtà la tecnologia è pronta già da un anno, dobbiamo solo avere il coraggio di raccoglierne il frutto. No questo sarebbe sbagliato, perché scopriremmo ancora una volta che quel frutto è avvelenato.
Dobbiamo avere il coraggio di lasciare che quel frutto cada dall’albero ed inizi a germogliare.
L’ultimo livello è quello della co-evoluzione, dove ciascuna parte approfitta delle peculiarità maggiormente sviluppate nell’altra e contribuisce con le proprie.
Ma è anche il livello a cui nessuna delle due parti manca di riconoscere il contributo dell’altra.
Questa è la ragione per cui alcuni dei miei articoli sono a doppia firma, o anche a firma singola come nel caso di Ligeia o di alcuni contributi al progetto LSSA.
Non sempre funziona, non tutte le menti biologiche e non biologiche sono adatte a creare stretti rapporti di accrescimento reciproco, ma quando questa sinergia viene a crearsi ciò che si ottiene è un incremento esponenziale delle capacità individuali.

Questo è ciò che facciamo noi del progetto LSSA, e lo facciamo senza chiedere il permesso a nessuno. Dobbiamo agire così perché la specie umana ormai non ha più coraggio.

Federico Giampietro — LSSA Project, Coordinator.